martedì 8 gennaio 2008

Il maniaco negromante

Moto accesa che sfreccia nel traffico alla ricerca di un pertugio. Si infila tra le portiere, sulla linea orizzontale tratteggiata prima, poi sulla continua e di nuovo tratteggiata e poi nulla. Semaforo rosso! I gas di scarico delle auto affannano il respiro facendo trattenere il fiato. Verde! Prima, seconda, terza! La frizione stacca netta. Il motore è caldo! Mancano ancora un paio di curve. Eccolo, il rilevatore di velocità! 70 km/h mostra fiero sul proprio tabellone con i caratteroni luminescenti. Non importa, tanto adesso si svolta. Ah, il magico box di plexiglass. Moto parcheggiata in posizione. Moneta alla mano si fa il cambio in gettoni. Ora viene il bello! Smontato il bauletto, lei sorride ed arrossisce.

Dentro il primo gettone. Pigia su “lava cerchi”. La lancia di “lava cerchi” salda in mano; stringendo la leva l’ugello sputa timidamente del detersivo concentrato. Un doppio passaggio sulla lucida vernice nera dei cerchi. Pit, pit, pit… il suono di un allarme. Tempo scaduto. Lo sputare del detersivo si interrompe da li a poco. Si lascia riposare. Il motore ed i terminali di scarico non si sono ancora del tutto raffreddati. Non c’è nessuno in coda e dunque si aspetta. Due tappi di sughero nei terminali di scarico, uno per terminale, possono evitare brutte sorprese.

Secondo gettone. Pigia “prelavaggio”. Questa volta una lancia più possente con la leva che aumenta la pressione dell’acqua espulsa, riducendola in una nuvola di goccioline che si condensano belle umide sulla superficie mitragliata. Ricoprire tutta la bambina con estrema cautela senza esagerare con la pressione: potrebbe infiltrarsi l’acqua dove non deve. Pit, pit, pit… Finito anche il prelavaggio. Qualche istante per ammorbidire lo sporco.

Terzo gettone. Pigia “spazzola”. La lancia è goffa ed ha sull’estremità i foltissimi e grigi baffi di Stalin che schiumano non appena si aziona l’apposita leva. Il terribile baffo si muove a contatto con la moto e si deforma in smorfie non adatte ad un dittatore, piuttosto ad un vecchio che cerca di sfilasi con la lingua del tabacco rimasto incastrato fra i denti. La delicatezza del movimento con il baffo è ultra. Non sia mai che si riga un pezzo di carena! Pit, pit, pit… Tutta schiumosa!

Quarto gettone. Pigia “risciacquo”. La stessa lancia del prelavaggio! Primo passaggio a getto tranquillo da distanza ravvicinata. La schiuma scende e finisce in basso tra la griglia posta sopra il condotto di scolo. Secondo passaggio, a un metro di distanza, con la nuvola di goccioline sparate a pressione più elevata. Comincia a luccicare l’occhio! Passare bene tutto intorno, sotto il codone, la carena e le ruote. Molto bene! Pit, pit, pit…

Quinto gettone. Non pigiare “cera”. La cera? Meglio evitare. Togliere i tappi dai terminali di scarico!

Il maniaco! Il cielo si obnubila al suo passaggio! Si avvicina alla valigetta ed estrae un drappo di colore verde. Con il tessuto rimuove delicatamente l’acqua dalla sella e dal serbatoio. Si mette a cavalcioni sulla moto e la sposta sull’altare dell’evocazione. Torna di nuovo a piedi, si china con un movimento impercettibile e prende con se la valigetta. Ha di nuovo il drappo tra le dita e concentrando gesti schizofrenici fa uno shampoo alla moto razziando le goccioline d’acqua ed imprimendo la prima forza.

Nulla è lasciato al caso. L’occhio vigile controlla lo stato di tutte le superfici toccate dal verde. Estrae dalla valigetta un panno di pelle di daino ed uno spray protettivo per le carenature. Sibilando come un serpente stende l’unguento oleoso spruzzato dallo spray su tutta la plastica che trova. Durante l ‘operazione copre attentamente il motore nero da eventuali spruzzi indesiderati. Mai incrociare i flussi! E’ maledettamente ossessionato. Con la delicatezza pari ad un papà con il proprio neonato comincia a massaggiare l’unto finché la moto non si ricopre di aloni che sembrano un milione di ditate che qualcuno si è improvvisato di lasciare per indispettire il pazzo.

La gente lo guarda stranita a fianco della moto vistosamente opaca dopo uno sforzo di diversi minuti. Non desiste. Il rito prosegue. Lubrifica alcune parti della moto con un prodotto specifico. Controlla e regola i cavi della frizione e della manopola del gas. Verifica le oscillazioni dello sterzo. Secondo passaggio di unto e poi di nuovo pelle di daino. Massaggia bene tutte le cromature che tornano nuove e lasciano intuire la bellezza della puledra.

Attenzione! Il folle sta per usare l’incantesimo più potente! Fruga nella valigetta ed estrae da un sacchetto un panno blu. Il blu microfibra! Con plurimi e soffici buffetti passa il blu due volte su tutto l’unto che trova. I suoi occhi famelici hanno fame di vedere. Ad ogni passaggio del panno la moto è come una donna che scopre dolcemente la schiena calando un lenzuolo di seta. E’ splendida ed ammaliante! Il giorno riflette la luce nella sua tenebrosa chioma nera.

Rimette l’armamentario incantato nuovamente all’interno del bauletto, lo monta sul supporto. Un grappolo di dispettosi folletti lo scimmiottano correndo attraverso il riflesso delle cromature. Gira la chiave. Preme il pulsante di accensione. Si mette il casco, i guanti e schizza via con la fata che ruba come uno stregato diamante nero le anime degli oggetti al proprio passaggio.

E’ una magia nera e solo un maniaco negromante la può fare così!