sabato 24 novembre 2007

Del freddo ne vogliamo parlare?

Eccomi di nuovo a parlare della strada macinata sulla mia fata nera. L’inverno ormai si è aggrappato da qualche settimana alle caviglie dei motociclisti e mò mò (adesso in questo momento) ne voglio parlare. Lo sapete come ci si accorge del freddo in moto? Non avendo mai provato a guidarne una non è facile rispondere. Il casco che metto in testa è integrale, copre completamente il viso, ed è un salotto fatto a misura di capoccia. Ci manca il riscaldamento, ma non è essenziale in condizioni atmosferiche “umane”. Escludiamo che sia il viso la parte più esposta.

Il vento che si scaglia contro il petto non desta particolare preoccupazione perché come minimo ci siamo imbottiti per benino prima di uscire di casa, quella sorta di salsicciotto goffo che cammina con la scritta vistosa sul giaccone in realtà è un motociclista. Si, il suo incedere con passo da sbarco lunare, dovuto anche allo stivale ed all’imbottitura doppia nel pantalone, lo fa sembrare uno stoico, ma tant’è un motociclista che viaggia d’inverno. Se non è questione di sopravvivenza sicuramente lo è di ostinata testardaggine: la voglia di usare la cara due ruote. Così l’omone si imbarca in sella. Un attimo di fiato ai pistoni per dare il tempo di scaldare i muscoli. Partito!

Il pomeriggio ha un cielo spossato, un grigio opaco non minaccioso, come se dicesse “non ci posso fare nulla, sono così e mi sono rassegnato fino a sera”. Nessun problema, tanto voglio solo mettere strada sotto le ruote e respirare un po’ d’aria. Il lungo lago, sul lago di Como, mi piace nelle giornate soleggiate d’autunno. L’acqua gioca con i riflessi di luce e sul finire della giornata il tramonto sfiora le montagne con un insolito violetto velato di cui ancora oggi mi sfugge la provenienza della tonalità. Il giallo arancio autunnale festeggia ed ammicca agli ultimi raggi del sole regalando pensieri intimi di momenti trascorsi.

Le curve scorrono con un occhio al panorama, la fretta non c’è, e la giornata senza il sole vorrebbe annebbiare lo sguardo con la velata foschia, ma lo stretto nastro grigio lungo le rive riesce egualmente a donare la visione del lato B. Il lago è scuro, le montagne con le braccia puntate nei fianchi ci si specchiano invano impettite. Le piante da qualche settimana hanno perso le tinte accese e si affacciano ramose con uno sguardo magro e bambino. I paesi sono meno affollati e le contese panchine dei lungolago sono sedute di fronte allo specchio in attesa di qualche anima che con l’occhio vissuto vi si poggi e sparisca persa nello sguardo. La strada è un sipario che si apre, si chiude, fa intravedere, si richiude, si riapre e poi si strappa per mostrare la lunga vista delle rive con le casette affollate a gruppetti come a voler ripararsi dal freddo.

Le mani cominciano a sentire il vento e la temperatura scende in modo sempre meno gradevole. Lo stivale corazzato fa il suo dovere, ma la calza che mi sono messo è un tantino leggera. Trascorsa una mezz’ora il freddo ai piedi è sopportabile appena. Le mani stanno diventando legnose ed a differenza dei piedi devono essere usate in movimenti più calibrati e la loro rigidità non è di certo una gran spalla. Il desiderio di guidare ridimensiona il fastidio e gli occhi si perdono di nuovo nel paesaggio. Il lungolago si richiude alle spalle con il cielo che ignavo mi vede rientrare in direzione di casa.

Il giorno dopo scoprirò il tallone d’Achille del motociclista invernale. La gola!!! Voce sparita! Il sottocasco non è bastato a proteggersi dal freddo, la prossima volta mi metterò anche una bandana attorno al collo oltre ad un buon paio di spesse calze di lana. Mi rimarrà ugualmente il bel ricordo della passeggiata passata ammirando il lato B del lago di Como.

lunedì 19 novembre 2007

Ode al cibo


Giacché siamo esseri di questa terra, quando vi è disposto, dei piacere di tale ci dobbiamo saziare. A tal proposito giunge il seguente invito:

*** ODE AL CIBO ***
L’inverno è ormai alle porte,
sta arrivando sto bastardo!
Ci annoieremo fino alla morte,
ma lo combatteremo con un po’ di lardo.

Stiam cadendo in depressione,
abbiam perso l’allegria!
Ecco pronta la soluzione:
tutti da Mario nella sua trattoria!

Anonimo (ben noto)


L’invito alla mangiata in compagnia prometteva bene e così mi sono aggregato. Dopo un bel viaggio in moto giungo all’autostazione di Boario Terme dove ci ritroviamo tutti in questa occasione. Baci abbracci sbrigativi a causa del freddo, con la promessa di rifarsi la festa appena al caldo. Ci avviamo verso un paesino dove si trova la trattoria “La Tana da Mario”. Il paesino si chiama Gianico in provincia di Brescia. Parcheggiate le auto e le moto ci avviamo tranquilli, allegri e speranzosi, io ignaro, verso il calduccio della Tana. Ci fermiamo davanti ad una casa privata esattamente nello stile di tutte le casette che ci sono intorno, la classica casa del tuo vicino. Errato, in realtà ha una scritta non proprio cangiante ma ben visibile che riporta il misterioso “La Tana”.

Roberto, uso un nome di fantasia per non svelare l’identità del malfattore, sguscia all’interno di una porticciuola che si trova rivolta verso i pochi metri di rampa che abbiamo appena percorso. Noi stiamo aspettando fuori, non si capisce che cosa, di fatto deve essere la procedura. Aspettando si cominciano a notare piccoli particolari che fanno capire che è veramente un ristorante e non una casa. Si nota finalmente una scritta anche sopra la porta “La Tana da Mario”. Ecco Roby che viene verso di noi con fare deciso e la fronte corrugata. Che succede? “Ragazzi abbiamo prenotato per dodici e siamo in tredici uno di noi non può entrare.” Che palle! “Non entra chi si chiama Daniele!” Parte il risatone di gruppo! “Ma visto che non c’è nessun Daniele a parte te che ti chiami Daniele Gisszto, varcata quella porta tutti siamo Gisszto!” Un'altra risata e ci avviamo all’interno.

Il posto è casereccio, accogliente, arredato in legno e cosparso di oggetti “di una volta“. Dalla cucina escono profumi decisi di sostanza e genuinità. Ci sediamo e faccio la fatidica domanda. Ma qui da Mario, che cosa si ordina di solito? Beh, puoi ordinare quello che vuoi. Se vuoi è un opzione valida, l’altra è invece una sfida. E’ impegnativa! Dimmela! Quando arriva la cameriera e ti chiede cosa vuoi tu devi dire “lascia fare a Mario”. E poi cosa succede? Da li in poi conta solo la tua forza. In che senso? Allora, ti dico che non puoi farcela e noi oggi ci siamo riuniti, digiuni da due giorni, per sfidare Mario. E la miseria, che sarà mai sta sfida con Mario. Guarda l’anno scorso siamo stati il primo gruppo di maiali che sia mai riuscito ad arrivare al secondo e di fatti è uscito Mario per farci i complimenti, ma visto che è un maestro si è portato appresso una teglia di patate al forno ricoperte da fette di cotechino. Ci ha sconfitti con il cotechino!!!

Oggi puntiamo sulla nostra forza per arrivare al dolce!!! Divertito dai discorsi di Gisszto accetto la sfida.
Facciamo l’ordine. Noto che ci sono un paio di signore che stanno servendo i tavoli con molta disinvoltura ed una velocità ammirevole. Non ho ancora capito che cosa sta per succedere.
Partiti! Le signore con i muscoli delle gambe e delle braccia già belli caldi per il da fare che hanno avuto, spostano l’attenzione nei nostri confronti.

Arrivano gli antipasti. Siamo in tredici, forse la sfortuna ci condannerà per la combinazione numerica, e ci vediamo portare otto taglieri coperti da affettati: salame, pancetta, coppa e prosciutto crudo. Il tempo di mettere due fette di crudo nel piatto sento una voce da dietro che mi chiede se voglio una sorta di insalatina agrodolce. Non rifiuto, chucchiaiata di insalata nel piatto. Prendo un paio di fette di salame. Mangio la fettina di crudo ed un’altra signora chiede se voglio l’insalata russa. No grazie. Prendo una fetta di coppa e la signora di prima mi chiede di fare spazio per appoggiare un tagliere pieno di prosciutto cotto.

Prendo una fetta di cotto e mi sento la voce da dietro che mi chiede se voglio un crostino caldo con del formaggio ed una impercettibile fettina di pancetta. Vada per il crostino. Mi assento un attimo. Ritornando a tavola mi trovo la signora che sta servendo il compare che sta seduto di fianco a me e nel mio piatto ho dei funghetti champignon che prima non avevo. Ho capito il segnale, chi manca si trova il piatto sommerso di roba. Mi butto sui funghetti, che manco mi piacciono, per non perdere il passo.

Di nuovo la voce di prima mi chiede se voglio assaggiare un poco di lasagna. Ok! Non riesco a svuotare il piatto che me lo riempiono, sto cominciando ad avere paura. Contemporaneamente entra in funzione una sorta di frenesia alimentare che condita da un buon vino amplifica l’effetto del mangione mai sazio. Illuso! Facciamo fatica a finire gli affettati, le ragazze non ci stanno aiutando. Un momento di quiete ci permette di averla vinta. Si palesa subito la signora e vuole sapere chi non mangia il primo. Ci stanno sfiancando è chiaro! Cerchiamo di fare gruppo! Un paio di ragazze ordinano un piatto di pesce spada ed una costata con il contorno di patatine fritte e patate al forno.

Per noi comincia il peggio. Arrivano due teglie di appetitosissimi rotolini di crepe ripieni, cotti al forno in abbondante burro di monte. Ci buttiamo su questi, ma ora siamo in undici. Le due ragazze che hanno ordinato il secondo si sono arrese. La qualità delle pietanze è veramente ottima!!! Continua a mangiare! Sto prendendo il terzo rotolino dalla teglia ancora quasi piena e arriva la signora con una nuova teglia di maltagliati fatti in casa ai funghi porcini. Chiede se ne voglio. Si, li assaggio. Una badilata di maltagliati nel piatto! Aiuto. Sono ottimi! Cerco di riprendere il ritmo, ma ormai la vista si sta annebbiando. Troppo cibo. Finisco i maltagliati e mi ributto sull’involtino che avrei voluto mangiare prima. Ne mangio metà.

Arriva di nuovo la signora e piazza una teglia di maltagliati ai funghi, piena per due terzi, sopra la teglia degli involtini non ancora svuotata. Panico! Ci stanno accerchiando. Passate il vino! La tavolata comincia a sembrare il circolo degli sguardi persi nel vuoto. Arrivano i secondi ordinati in precedenza. Cristo santo!!! Quando hai chiesto uno spada mi sa che ti hanno preso sul serio. Una graziosa e minuta ragazza con davanti un piatto da pizza lastricato da quattro fettone di spada. Arrivano le patatine. Una teglia a testa: patate fritte e al forno. Non ci si può credere alle porzioni. Pensavo di aver già superato il mio record con la pizza mantello, una sorta di tovaglia piena di ogni ben di dio e perfettamente cotta nel forno a legna. Ma qui siamo alle olimpiadi del cibo, è una competizione di altissimo livello!

Pasticciato ancora con un altro rotolino di crepe, quasi mi aggiungo un poco di maltagliati, quando ricompare la signora con un’altra teglia in mano. Non si può! Ravioloni con ripieno di crudo e pangrattato conditi con burro e salvia. Li piazza tra me e la ragazza che mi sta di fianco. Ragazziiiii!!! La cosa veramente fastidiosa è che il tutto è squisitamente buono ed invita subdolamente all’assaggio. Non appena mangiato un raviolone arriva la combinazione fatale. La signora con in mano una teglia di delicatissimi gnocchetti al prosciutto. Ormai siamo solo in quattro o cinque a mangiare, ci diamo forza con lo sguardo becero da bovino adulto. Non è possibile!

La vista degli gnocchi mi riempie il pensiero e scelgo di temporeggiare. Il genio del male è tale e lo si doveva aspettare! Passato qualche minuto mi metto un cucchiaio di gnocchi nel piatto. Ne mangio un paio. Buoni, ma sto mangiando solo per sentirne il sapore, sto scoppiando dal tanto mi sono ingozzato. Eccola! La fatality!!! Eh no, eh no, così non vale! Teglia di pizzoccheri! Tagliolini di grano saraceno cotti con qualche foglia di verza e un paio di patate. Condite con il formaggio d’alpe ed affogati nel burro e salvia. E’ il cibo valtellinese per eccellenza! Assaggio anche questi, ma poi per oggi con il cibo ho chiuso. Parte un brindisi alla salute di Mario.

Ci guardiamo in faccia e chiaramente sconfitti decretiamo tra di noi il vincitore della staffetta tra gli affettati misti, inframmezzata da stuzzichini, annaffiata da un buon vino di Franciacorta e terminata indecorosamente da fatali porzioni da orco di ben CINQUE PRIMI PIATTI! GISSZTOOO!!! Ragazzi se vi capita di passare dalle parti di Boario Terme in zona Lago d’Iseo e vi piace mangiare bene, e se dico bene intendo anche tanto, andate a “La Tana da Mario”, secondo me è un cinque stelle. Se siete dei veri temerari e volete sfidare il cuoco lo dovete avvisare per tempo ed arrivare in gruppo, ma è un maestro e sono sicuro che la secondo portata, dopo i primi piatti e l’affettato, ve la scordate. Provare per credere. Ah, quasi dimenticavo! Abbiamo speso 25 euro a testa vino della casa compreso. Per il vino vi consiglio di fare una scelta a parte ed orientarvi su qualcosa di locale. Non vi dico quanto abbiamo avanzato perché mi vergogno! Lunga vita a Mario e alle tatticissime signore!!!

giovedì 15 novembre 2007

Esposizione internazionale del ciclo e motociclo EICMA 2007





























































































Mi hanno tanto chiesto un commento per questo post, proprio non riesco a tenermi dentro sta cosa. WLF!!!!!!!!!!!