mercoledì 17 ottobre 2007

Vento nella notte

Mi ricordo che tempo fa chiesi ad un amico se negli anni di guida della moto avesse elaborato una sorta di prontuario della sicurezza sotto forma di poche regole. Diciamo che guidando l’auto, oltre al codice stradale, ho sempre dato particolare enfasi a

1 – Cintura di sicurezza sempre allacciata
2 – Distanza di sicurezza sempre rispettata
3 – Sguardo alle manovre del mezzo che precedeva l’auto davanti a me: si evitano inchiodate da braccia incrociate sopra il volto, con la preghiera incomprensibile spiattellata come uno sciogli lingua e la bestemmia finale
quando ormai tutto sembra perduto.

La risposta che mi fu data è stata - “Ricordati una cosa, quando sei in moto sei invisibile!”. Niente di più vero mi si poteva dire e aggiungerei anche che quando ti vedono diversi non disdegnano di farti dispetto. Vabbé, forse ci farò qualche post in proposito. Il punto non è questo. La notte in parte rompe la regola dell’invisibilità, i proiettori anteriore e posteriore fanno egregiamente il loro lavoro e nessuno rischia di schiantarti al suolo.

La prima trasferta notturna l’ho vissuta quasi serena. Mi sono vestito come si deve: la giacca, il pantalone, lo stivale mi manca e la bandana bella larga per coprire la gola. Per la cronaca, in questo momento sto scrivendo e sono quasi in via di guarigione da un mal di gola e poco dopo dal torcicollo, onestamente guadagnati facendo il brillante in moto senza la bandana salva malanno. Chi è causa del proprio male ed il male è alla gola, faccia meno il brillante in moto e pensi piuttosto a coprirsi!

Dicevo, ovattato dal vestiario, gasato da mio fratello che mi scatta delle foto nel buio, chissà che razza di immagini, parto allegrotto nella mia trasferta notturna. Il motore non è ancora caldo e quindi procedo misurato e cerco di prendere confidenza con la visuale. Il faro anteriore mostra una buona parte della strada davanti a me, ma c’è un problema di cui sono consapevole. Guidando l’auto ero abituato ad una visuale maggiore e sicuramente gli spazi di frenata di una quattro ruote sono inferiori rispetto ad una pinzata bastarda fatta su una moto. Gli abbaglianti aiutano un po’, senza eccedere.

Il problema è che non mi credo ancora abbastanza capace da poter effettuare una frenata inferiore o al massimo pari alla distanza illuminata dai proiettori. La dinamica dello spostamento in moto è un mondo a parte, le cose succedono molto più in fretta rispetto all’auto e bisogna reagire altrettanto in fretta. Intimorito dalla visuale, che a questo punto percepisco inferiore alle mie aspettative, procedo poco convinto. Un altro punto dolente sta nel fatto che l’impostazione delle curve che faccio mentre sto guidando è tutt’altro che una figata. Faccio schifo! Ed in curva tocca rallentare per forza di cose, i proiettori si spostano con il telaio e non girando il manubrio come ci si potrebbe aspettare, la visuale ne risente, ma sicuramente è copla mia che ancora non guido.

Legato dai pensieri mi aggrappo ai freni appena posso, certo con delicatezza, ma la curva e meglio farla un po’ frenata piuttosto che il dritto in mezzo alla valle, al di là delle protezioni! Le strade di montagna hanno un pessimo difetto, spesso si affacciano ad un dirupo. In pochi minuti esco dall’incubo della strada di montana nella notte e mi trovo su una statale a due corsie, una per ogni senso di circolazione. La confidenza aumenta e sfruttando anche le auto che mi precedono riesco ad avere quel poco di visibilità di più come sapevo fosse guidando l’auto. Trascorsa una mezz'ora di viaggio, l’aria notturna ricorda alle caviglie che è meglio avere uno stivale, mentre per le restanti parti del corpo si parla fortunatamente di un buon comfort.

Una cosa che nessuno dice è che se non sei abituato a stare seduto sulla moto presto o tardi ti vengono i crampi ai glutei. Comincio a dimenarmi come un bimbo sulla sedia in sala d’attesa dal dottore. Nessuna posizione è quella giusta. Che fastidio, ma la voglia di guidare è più forte! Le gallerie illuminate sono una cosa buona, si guida bene e anche se potrebbe sembrare strano di notte sono una specie di coperta, si sta più al caldo dentro. Fuori, l’aria notturna è fine, abbraccia stretto il casco e ci soffia nelle aperture regalando il proprio fresco profumo. Il corpo respira il vento che avvolge tutto ed io dagli occhi penso alla strada. Ormai sono alle porte della luminosa città. Sono arrivato! Non mi finisce mai di stupire!

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