venerdì 14 dicembre 2007

Freddo capitoLo

Mi sapreste dire qual è la peggior cosa che possa capitare ad un motociclista d’inverno? Ve la dico io. La solidarietà con il passeggero! Mai essere solidale con l’amico che sta dietro, intendo dire l’amico masculo, bisogna essere bastardi per salvarsi da questi sprovveduti. Mi spiego meglio. Un carissimo mi viene a trovare da un’altra città ed in serata mi propone di andare a fare una trasferta di una decina di chilometri a trovare una combriccola di amici, che scoprirò essere covo di matti patentati. Noi, per essere all’altezza della compagnia ci dobbiamo andare in moto e fa freddo andarci a piedi figuriamoci in moto.

Visto che prima di partire eravamo in città non mi sono posto il problema del vestiario pesante da guerra. Usciti da un locale, decido di essere solidale, veramente un junior (dicesi junior un individuo senza esperienza ed è da usarsi in modo beffardo nei confronti del prossimo “sei proprio un junior!”), e mi dico che ci andiamo dritti dai matti e non passo da casa a mettermi lo stivale e la trapunta matrimoniale fatta a pantalone da moto. Io sono solidale e soffrirò in silenzio con lo zavorrone, in pantalone cittadino pure lui, che farà da termostato seduto dietro. E’ la cazzata più grossa che ho fatto finora in moto!

Percorso un breve tratto di strada in città comincio a comprendere quanto la situazione potrà diventare sgradevole non appena ci ritroveremo su una qualche statale in mezzo ai campi. Del resto sono solamente una decina di chilometri! Trascorso il primo quarto d’ora di viaggio da dietro sento il compare che conversa telefonicamente con chi ci aspetta e secondo le indicazioni del capo branco Simone, dall’altra parte della cornetta, per arrivare prima avremmo potuto prendere l’autostrada. Autostrada? Ma non avevi detto che erano dieci chilometri? Fossi matto che per fare un tratto così breve passo dai caselli.

In realtà non abbiamo ancora compreso il dramma che si stava per consumare. Dopo un’altra decina di minuti di viaggio ci raggiunge un’altra telefonata, ricevuta la quale capiamo di essere nella merda. Siamo semi congelati! Ehm, mancano altri 40 chilometri, mi informa il passeggero. Sta benedetta manetta del gas! Avresti potuto dirmelo prima che dovevamo fare 50 di chilometri di freddo, almeno avrei avuto la fortuna di vederti congelato, perché come minimo mi sarei blindato con la trapunta, il sacco a pelo e colbacco di procione sopra il casco! In ogni caso ora ci tocca imboccare seriamente l’autostrada, altrimenti rischiamo di congelarci gratuitamente per molto più tempo. Maledetto!

Imbocchiamo l’autostrada. All’aumentare della velocità comincio a vedere i miei avi morti che pregano in cerchio per me, non sento più le mani, le gambe, il naso è un’appendice che non capisce manco se è aria che inspira oppure è fuoco. Da dietro sento con piacere la sofferenza del compagno di viaggio. Soffri disgraziato, che te la sei meritata! Quando le cose possono peggiorare lo fanno e basta! Una fiabesca e gelida foschia ci dà il colpo di grazia. Le mie caviglie diventano di vetro. Mi sento che se dovessi essere colpito da un sassolino sullo stinco, questo come minimo mi stacca un pezzo d’osso con la carne rosea perfettamente congelata tutt’attorno e se lo porta via in beata noncuranza.

Alla fine arriviamo a destinazione. Due grosse e goffe statuette scendono dalla moto con una stana smorfia che vuole essere un sorriso rivolto alle persone che ci stavano aspettando. Tolti i guanti distribuiamo a più non posso gelide strette di mano con l’intento di rubare un po’ di calore altrui. Sembriamo due profughi che hanno attraversato le aperte e nevose steppe della Russia. Che storia! La serata riprende con il giusto tepore di una pizzeria. Fra qualche ora ci toccherà riattraversare nuovamente la steppa nevosa. Non vedo l’ora! E mi ordino la seconda pizza. In moto il freddo l’ho capito!

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