giovedì 22 maggio 2008

L'acqua

Per fortuna guidare sotto la pioggia non capita spesso, ma quando accade si apre un mondo magico fatto di sensazioni uniche. Qualche giorno fa mi è toccato immergermi in un tragitto di una quarantina di chilometri in notturna accompagnato da un insistente acquazzone. Sembra scontato dirlo, ma l’equipaggiamento in questi casi fa veramente la differenza.
Guidare la moto con il passare del tempo per me ha assunto un significato ben più articolato di quanto lo fosse prima. Rispetto, attenzione, follia, sensi, libertà, preparazione, studio, fortuna, azzardo, IronMan sono alcune delle cose che mi vengono in mente…

Sentire l’acqua che batte sulla visiera, lo spiraglio di aria umida che si insinua nella fessura antiappannamento e finisce con il rimbombare all’interno del casco. Il motore, quasi un tranquillo somaro, spinge la moto in un sommesso e pieno borbottio. La ciclistica della moto funge da binario guida. Il tempo rallenta, lo spazio aumenta. La notte copre la visuale. Le gocce scivolano pigre dopo aver sostato in attesa di essere spintonate dalle frettolose compari, che senza tanti complimenti finiscono per affollare la già ricolma piazza della visiera. La mano che passa sulla visiera con l’indice ed il pollice tenuti a forma di L. Si accompagnano le sgradite ospiti fuori dalla visuale.

Il serpente nero ha la pelle rettile, fredda e dall’aspetto viscido. Le gomme fanno un discreto lavoro e solcano la gobba del grosso pitone appoggiandosi decise. Le curve diventano morbidi inchini, come a voler salutare con un nobile gesto la dama di turno. Mai eccesso, tranquillità. La mente si rilassa! I pensieri cominciano a fluttuare dolcemente e portano il viaggio dentro i dedali del motociclista. La mano con le dita a L diventa parte di un rituale che porta a vedere la strada futura. Calmo peregrinare nei vicoli stretti della mente e contemplazione nei momenti di lucida consapevolezza di essersi estraniati.

Le ombre non esistono, il buio è terso nell’immediato ed è un abisso poco più in là. I muri tristi ed incupiti guardano la strada con le braccia conserte. Si mettono in mostra per un istante in coda all’occhio, come a voler reclamare la loro presenza. Le luci di un rosso fioco precedono di qualche metro prima. Poco dopo dagli specchietti il bianco smunto dei fari sorpassati lascia indeciso una languida occhiata.

Le boccate di aria fresca e umida portano con sé l’odore di ozono. Piove! Il corpo annusa il freddo e diventa impaziente. Un rapido pensiero percorre in perlustrazione la conosciuta superficie della pelle cercando di svelare il motivo del tormento. Le mani, sono asciutte! I piedi sono caldi. Le cosce sono infreddolite, ma c’è parecchio margine. Accidenti! Un lembo di maglietta, sporgente da sotto il giaccone, si è inzuppato un bel po’ e sta portando acqua dove prima era asciutto. Poco da fare! Non resta che resistere ancora un po’. Pochi minuti...

Sono arrivato! Bel viaggio! Non vedo l’ora di ripartire!

2 commenti:

valeck ha detto...

vero, l'acqua con te l'ho presa anche io... maledetto!!!

allora? le nostre fotine non le hai messe.. e i video quando li mandi? mi devo incazzare?

Valeck(il romano de roma)

Anonimo ha detto...

Ciao carissimoooooooooooo ^_^ Sai com'è, le ragazze non mi lasciano il tempo per altro ^_^. Mito mitico avrai ciò che desideri perbacco!!!