giovedì 19 aprile 2007

40 minuti di moto

Eccomi qui. Casco nuovo, nero. Guanti nuovi, neri anche quelli. Mi vien da ridere! No, non è stato lui ad influenzarmi. Se il racconto lo avete letto dall’inizio avete ben capito, altrimenti non ha importanza. Comunque sia, mi presento all’autonoleggio che effettua le lezioni di guida. La prima guida dura 40 minuti! Il posto pare che abbia un circuito dove poter effettuare tutte le prove dell’esame di guida, guida su strada esclusa. Prima ancora di capire come si fa penso già all’otto, alla frenata controllata, allo zig-zag tra i birilli ed al tunnel di birilli che simula un passaggio stretto. Sarà facile?

Effettuo il pagamento e la ragazza dietro al bancone, nei locali riservati agli uffici, mi spiega gentilmente dove si trova il circuito con tutto il necessario. Il tutto il necessario in realtà è un foglietto che mi consegna in mano. C’è scritto l’orario di inizio e fine guida, se è la prima guida e la moto da usare. Visto che è la prima guida sarà l’istruttore a dirmi quale moto usare.

Attraverso un ampio cortile fino alla porta rossa che si trova proprio in fondo come mi ha detto la ragazza. Provo a ad aprirla ma è chiusa a chiave. Aspetto. Sopra di me c’è un ampio tetto verde fatto con un tessuto impermeabile, il quale è teso ad arte su un telaio di acciaio zincato. Che soluzione geniale! E’ una tettoia per il lavaggio delle auto. Aspetto che la porta rossa si apra come mi hanno spiegato. Mentre aspetto sento il borbottare di un motore di moto. E’ chiaro, stanno facendo una lezione di guida.

La mia guida è alle 18:20, sono già le 18:30. Lo stato d’animo è indefinito. La voglia di scoprire è tanta. Finalmente si apre la porta. Escono due persone che salutano l’istruttore e quindi tocca a me. “Ciao mi chiamo Luca. Hai mai guidato una moto?” – mi rivolge la parola un ragazzo sopra i vent anni. “Qualcosa ho provato, ma mai una moto di grossa cilindrata. In realtà o provato qualche giretto nel parcheggio con una 850, però nulla di più.” – rispondo io.

“Ok, visto che non conosco le tue abilità questa guida la facciamo con una moto piccolina. Se va bene la prossima volta guiderai quella un po’ più pesante.” – mi informa indicandomi un Transalp parcheggiato lì a due passi. C’è qualcosa che non mi torna. Il circuito dov’è? Mi trovo all’interno di un mini cortile di un condominio. Lungo forse al massimo 20 metri e largo dieci scarsi. La forma del cortile è a b. La stanghetta in alto della b è abbastanza corta ed è lì che si trova la porta di ingresso. Cominciamo bene mi dico!

“Accendiamo sempre la moto quando è in folle. Per mettere in folle si scala dando colpetti verso il basso finché la leva non si ferma. Poi un leggero movimento verso l’alto e sei in folle.” – mi spiega Luca. Il cambio non fa bizze e lo metto in folle. Accendo la moto con il pulsante Start. La chiave di accensione era già in posizione On. Via il cavalletto. “Comincia a fare qualche giro nel senso orario poi invertiamo. Non usare l’acceleratore, dovrebbe bastare la frizione. Se proprio vedi che non ti porta tieni l’acceleratore appena aperto. Non dare colpi di acceleratore, tienilo sempre a giri costanti. Per fare l’otto e le curve non devi mai chiudere lo sterzo e non frenare mai con l’anteriore!” – mi istruisce pazientemente.

Rilascio la frizione controllandola e la moto parte lentamente. Faccio pochi metri ed il cortile è già finito. Svolto facendo una faticaccia turca. La moto si scompone, devo correggere di continuo. Attento a non chiudere lo sterzo, attento al muro, occhio al freno. Un altro muro. Questa cima della stanghetta della b è una curva da assassini fatta di tre muri. Sembra di entrare in una scatola. Entri e hai il muro davanti, sterzi e ne hai un altro.

Mi faccio pena, sto facendo una faticaccia boia a rimanere in equilibrio in curva, il piede interno e sempre lì che cerca l’appoggio. La moto è piccolina e mi sento impacciato. Non trovo la posizione corretta. Spingo con le punte dei piedi sulle pedane e non mi trovo. Un delirio! “Non buttare giù la moto in curva. Stai dritto. Non appoggiare le punte sulle pedante, mettici il piede.” – si fa sentire l’istruttore. “Cambiamo, ora prova a fare un otto.” – rilancia nuovamente. Facevo fatica a fare le curve normalmente figuriamoci cambiare la direzione all’interno di un otto. Infatti, la situazione non migliora di molto anche se riesco a mettere a segno qualche buon giro.

Il mio stile di guida trasuda una disarmante insicurezza. Cerco di convincermi nel rimanere concentrato e di finire la prova. Infondo è solo la prima guida. Cosa vuoi pretendere? I minuti finiscono in fretta. Appena in tempo per il mio braccino sinistro che ha cominciato a dare segni di cedimento. La frizione non sta più nella mano e la moto borbotta infastidita scalciando di tanto in tanto. “Va bene. Hai da perfezionare alcune cose, ma l’equilibrio c’è. La prossima volta cambiamo moto che questa è piccolina per te.” – mi dice prima che ci salutiamo.

Cosa ne penso? Non saprei. Diciamo che il cortile piccolino è stata una sorpresa, ma sono quasi convinto che se impari lì, altrove sarà una pacchia. Certo, mi sarei aspettato di meglio da me stesso, però è stato solo un piccolo passo. E mi capisco, ogni curva era un muro. Se mi scappa la frizione cozzo contro. Se allargo un zic di più, tocco con il manubrio. L’esperienza claustrofobica ha sicuramente condizionato la mia scarsa capacità di guida. Come andrà a finire? Non lo so! Nel frattempo vado a prenotare la guida successiva! Evvai!

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