venerdì 5 ottobre 2007

Guidare

Che fantastiche sensazioni e quali novità si possono scoprire in sella ad una moto! Per necessità ho dovuto effettuare una trasferta di un centinaio abbondante di chilometri. E’ stato il mio primo “lungo” viaggio in moto e vorrei condividere qualche sensazione di guida che non avevo avuto ancora modo di provare. Il viaggio in sé non era nulla di impegnativo. Una strada extraurbana principale, a doppia corsia, qualche fresca galleria e di tanto intanto un quadretto di montagne in prevalenza coperte di verde; la partenza sul finire della giornata e fortunatamente ottime condizioni atmosferiche sono la cornice del percorso.

In meno che non si dica mi trovo ad un centinaio di km/h in fianco ad un’auto e la cosa ha fatto drizzare le mie antennine e spalancato per benino i miei occhi. Diciamolo, uno dei veri svantaggi della moto è la scarsa protezione che offre al pilota. Le eventuali protezioni che ha indosso non saranno mai come le lamiere della carrozzeria di un auto. Un pantalone in kevlar con le protezioni non è all’altezza nemmeno della portiera di una Panda. I possessori delle Panda non me ne vogliano. Viste le premesse, la concentrazione mentre si guida una moto per me è nettamente superiore rispetto a quella che avrei guidando un’auto. Personalmente ho sentito una sorta di consapevolezza di fragilità e di conseguenza ho cercato di fare parecchia attenzione alle mie manovre e a quelle dei guidatori attorno a me. Trovarsi in mezzo ad un branco di elefanti che stanno correndo e per lo più non si curano della tua presenza ti aiuta tenere alta la soglia dell’attenzione.

La grande piacevole sorpresa è arrivata dopo aver percorso una quindicina di km fuori città. All’improvviso l’aria all’interno del casco è cambiata e si è sentito un fresco odore dei vasti prati erbosi tutt’intorno alla strada. I profumi! Così come ci si imbatte in una puzza tremenda dei campi concimati con i prodotti chimici, allo stesso modo è possibile percepire i vellutati aromi dei fiori di campo che crescono in fianco alla strada. Dico la verità, sono un amante della natura e questa scoperta mi ha veramente entusiasmato. Guidare la moto in luoghi poco trafficati e meno esposti all’inquinamento diventa a tutti gli effetti una passeggiata all’aria aperta. Fantastico!

Viaggiare in moto significa anche sentire il vento. Il casco si riempie di un costante ronzio che si può in parte modulare con la manopola del gas ed in parte dipende dalle condizioni atmosferiche. Si impara presto a valutare la velocità del mezzo in funzione del ronzio e degli sballottamenti del casco all’interno dei flussi d’aria generati dal cupolino. Come già mi era stato rivelato - “Alla velocità ci si abitua abbastanza in fretta” – ho avuto modo di provare e confermare di persona. L’ondeggiare del casco spostato dal vento è insolito, incute un po’ di timore perché non si riesce ad intuire bene di quanto può aumentare in funzione della velocità. Pertanto si cerca di moderare la velocità fino a trovare un compromesso tra sicurezza percepita ed il comfort della guida. Presto però subentra la voglia di scoprire il mezzo e “giù una manata di gas”. Niente colpi di testa, sia chiaro, ma la moto l’ho presa per guidare e divertirmi!

Il vento può essere anche un fastidioso compagno, soprattutto se ci viene a trovare dai fianchi. La moto per quanto sia ben bilanciata, le folate di vento laterali le sente e le trasmette anche al manubrio. Vista la poca esperienza, per me la strategia migliore è ridurre la velocità. Ovviamente pivello come sono mi irrigidisco per qualche centinaio di metri di strada e poi cerco di ritornare al passo di prima. Devo anche dire che il casco che ho scelto si è per ora rivelato un ottimo prodotto (Arai Viper-GT). All’occorrenza ben ventilato o isolato e non limita eccessivamente l’udito. Le doti di sicurezza sono descritte dagli addetti ai lavori. Non ho ancora avuto modo di guidare nel maltempo spinto, casomai farò una rettifica.

C’è un altro, sebbene gradito, compagno di viaggio che può causare qualche fastidio. Guidando la moto verso l’orario di tramonto e andando nella direzione del ponente, l’intensa luce del sole ammicca e abbaglia fino a far male agli occhi e rendere la guida veramente spiacevole. Un parziale rimedio sta nell’abbassare leggermente la testa in avanti perdendo in questo modo una parte del campo visivo. Riducendo la visuale è meglio adeguare la velocità di conseguenza. La soluzione meno rischiosa secondo me è una visiera progettata allo scopo. Se non vado errato ci sono in commercio visiere iridescenti che per leggi assurde non risultano omologate. E così, è un reato circolare con una visiera che ci protegge dal bagliore dal sole e non lo è lo scomodo e di dubbia sicurezza occhiale da sole che ci si deve infilare a stento con il casco già in testa. Mi sembra di essere in uno di quei posti degli USA dove ci sono ancora delle leggi marziane: “Ad Eureka, agli uomini che portano i baffi è vietato baciare le donne.”. Che scemenza, non poter mettere un visiera antisole!

Guidare una moto è bellissimo!!!

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